RESIDENZE DI
RIFLESSIONE
 

A Govone c’è uno spazio molto suggestivo, l’ex Orfanotrofio dove, ad oggi, vengono ospitati gli artisti invitati per il progetto Creativamente Roero. In modo quasi naturale si è sviluppato un programma parallelo di residenze definite di riflessione: grazie alla vocazione contemporanea di questo Comune, infatti, viene garantito per un breve periodo, durante l’estate, uno spazio per pernottare ad artisti interessati a vivere nella tranquillità di questo luogo, con lo scopo di realizzare una propria ricerca abitando il territorio del Roero. La partecipazione, tramite autocandidatura, è a discrezione del direttore artistico e di un comitato appositamente costituito; viene richiesto di lasciare traccia del proprio passaggio in paese con modalità da definire e concordare anticipatamente.

Marianne Schmid

#IORESTOACASA: la mia finestra sul mondo

2020
Govone
tecnica mista su carta
n. 57 elementi, 25x25 cm ciascuno

ArtSiteFest 2020, a cura di Domenico Maria Papa

Progetto ospite, in collaborazione con Creativamente Roero - L’arte abita qui, a cura di Patrizia Rossello

#iorestoacasa: la mia finestra sul mondo

Le finestre: un affaccio sul mondo che diventa parte integrante e imprescindibile dell’esistenza di noi tutti.
Partendo da questo concetto, Marianne Schmid ha dato vita a un originale progetto partecipato basato sull’interazione tra lo scatto fotografico di chi ha risposto, durante il periodo di lockdown, all’invito di inoltrarle l’immagine della propria veduta da casa, e la sua personale reinterpretazione attraverso il segno artistico con la conseguente produzione di opere su carta.
Sono nati così 57 lavori, della medesima dimensione, che costituiscono una serie di altrettanti punti di vista, pervenuti da aree geografiche differenti, da amici e da sconosciuti che, mediante questo gesto, hanno voluto condividere la loro soggettiva segreta visione del personale contatto con l’esterno.
Realizzati a ritmo serrato, uno al giorno per ogni giorno di isolamento, gli elaborati divengono delicate quinte teatrali frutto di preziose sovrapposizioni di volumi che inducono lo spettatore a scrutare ogni più piccolo particolare.
I racconti emergono tramite la proiezione di tanti io: individualità che vivono storie diverse in luoghi diversi, individualità la maggior parte sconosciute tra loro ma che, grazie a Marianne, generano una nuova comunità virtuale. Ognuno ha donato la propria visione del mondo svelando la propria intimità e contribuendo al superamento, per mezzo dei linguaggi contemporanei, del senso di solitudine che una forzata immobilità ha potuto suscitare.
Un percorso di mostra che ci invita a essere protagonisti di un viaggio interiore perché, come dice Marguerite Yourcenar …nell’uomo, come negli uccelli, (esiste) un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.

Patrizia Rossello

Marianne Schmid
Nata in una piccola città della Svizzera orientale, nel triangolo di confine tra Svizzera, Austria e Germania, Marianne Schmid ha imparato presto a interpretare le sottili differenze tra culture, forme di espressione e modi.
Il suo percorso professionale l'ha portata a dialogare con le persone, le loro forme di vita e, attualmente, in modo intenso con i materiali. È sempre particolarmente interessata a ciò che trapela tra le righe.
Nella sua espressione artistica la carta è il supporto preferito: con essa riesce a catturare le scene e a trasformarle in sentimenti tramite una tecnica personale da lei definita "tra le dimensioni". Le opere si rivelano quasi esclusivamente allo spettatore attraverso incontri personali: difficile rappresentarle fotograficamente, è come se la luce e le ombre formassero una magia che non può essere diversamente raffigurata.
Marianne Schmid vive e lavora in Piemonte.

Elena Franco

DĒVŌTĬO. IL LASCITO SPIRITUALE DEI SAVOIA A GOVONE

2019
Govone
Stampa ink jet su carta cotone 310g/mq
n. 3 fotografie, 60x90 cm ciascuna

Il Castello Reale, che domina l’abitato di Govone, fu una delle residenze estive preferite da Carlo Felice di Savoia e dalla moglie Maria Cristina di Borbone. Profondamente religiosi, i sovrani si adoperarono non solo per ammodernare il castello e trasformare in cappella reale la Chiesa dello Spirito Santo, situata nel borgo storico, ma fondarono anche il convento annesso alla Chiesa della Madonna delle Grazie, in frazione Craviano. Diversi sono, dunque, ancora oggi, i segni della devozione che possono essere colti in questi luoghi e che ho fotografato, nel luglio 2019, durante la mia residenza di riflessione all’interno del progetto Creativamente Roero. E’ nato così il trittico che ritrae il pregadio del Re e quello della Regina, insieme alla cappella interna al Castello di Govone. Le immagini evocano un percorso nelle sale e ci invitano a riflettere su queste testimonianze di devozione e spiritualità e sulla condizione umana che, in fondo, ci rende tutti simili di fronte agli eventi della vita. A dispetto delle epoche, della provenienza o del contesto sociale.

Elena Franco
Elena Franco (Torino, 1973) è architetto e fotografa. Si occupa di valorizzazione urbana e territoriale. La fotografia –di documentazione e ricerca– costituisce gran parte della sua attività e viene spesso utilizzata nei suoi progetti, anche a supporto del lavoro di costruzione dell’identità locale e di percorsi di messa in rete di potenzialità territoriali. La sua principale ricerca fotografica Hospitalia, in corso dal 2012, dopo essere stata esposta in sedi istituzionali a Milano, Napoli, Vercelli, Losanna, Venezia, Firenze, Arles (FR), Lessines (BE), Siena, accompagnata da convegni e workshop ispirati dal suo lavoro, è ora un libro (ed. ARTEMA 2017). Attualmente lavora su progetti artistici che legano architettura, archivi e territorio. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Collabora con Il Giornale dell’Architettura ed è direttore artistico della Fondazione Arte Nova.

Motivazione
"Govone è un luogo ideale per me: offre la bellezza del paesaggio e possiede la ricchezza della storia, che ne caratterizza la dimensione comunitaria. Trascorrervi alcuni giorni, lontano dalla quotidianità, mi ha permesso di lavorare a nuove opere, supportata dalla rete di persone che partecipano, con passione, al progetto Creativamente Roero".

Virginia Farina

I SENZA NOME: VOCI DALL’EX ORFANOTROFIO DI GOVONE

2018
Govone
volume formato 14,8x21 cm
n. 48 pagine con all'interno n. 11 polaroid a colori

I senzanome: voci dall’ex orfanotrofio di Govone è un progetto imprevisto, nato non da un’intenzione ma dall’eco di un incontro. Ho abitato le stanze dell’ex Istituto Orfanotrofio di Govone per qualche settimana tra settembre e ottobre del 2018, e piano piano in quelle stanze ho sentito riversarsi una memoria più ampia, quella di un paese, di una comunità che intorno all’Istituto vive da tempo. Sono nati così questi otto racconti più uno: ognuno in una stanza, ognuno in un tempo, ognuno con una sua voce. Attraverso di essi riprende corpo l’esperienza di Rousseau a Govone, e dopo di lui si affacciano piccole storie quotidiane che hanno per sfondo guerre e momenti di pace, in un arco di tempo che dalla fine del Settecento arriva ai giorni nostri. Si compone così una visione, quella di un’infanzia fragilissima ed esposta eppure forte e capace di resistere e di trasformare la visione degli adulti. Un’infanzia che parla di Govone e della sua storia e che pure appartiene alla memoria del bambino che è stato in ciascuno di noi.

Virginia Farina
Laureata in Storia dell’arte e specializzata in Didattica dell’arte, per anni ha sviluppato un’esperienza artistica e professionale come fotografa e atelierista di percorsi artistico-creativi per adulti e bambini. Nel 2009 ha vinto il Premio Iceberg Giovani Artisti del Comune di Bologna e ha esposto in oltre trenta mostre in Italia e all’estero, valorizzando l’aspetto simbolico e sociale del linguaggio fotografico. La poesia e la scrittura, coltivate in parallelo e condivise attraverso pubblicazioni in numerose antologie e diversi reading (in Italia e a New York anche con l’accompagnamento del gruppo musicale Espresso Notte), rimangono, però, la sua vocazione più intima e profonda. Ha ricevuto alcuni riconoscimenti come segnalazioni e premi, tra i cui Premio Lingua Madre a Torino, Premio Giorgi e Premio Versante Ripido.

Motivazione
"Sono arrivata a Govone come accompagnatrice di uno degli artisti residenti della scorsa edizione, con l’idea di fare una piccola vacanza in un luogo piacevole. Poco a poco, però, sono stata conquistata da qualcosa di più profondo: un sentimento nutrito di piccole e grandi storie che anima un territorio in equilibrio raro tra memoria e slancio di futuro".

Antje Rieck

NEITHER, FROM - TO

2018
pero secolare, acciaio inox, pietra
dimensioni 145x80x30 cm

La serie Neither, from - to  si muove tra sfumature geometriche e stati alternati di un equilibrio precario. Ombreggiature di tessuti ritmicamente sovrapposti, che mantengono le sculture sospese, creano una sensazione di continua inquietudine.
L’albero e la foresta come simbolo della Abgeschiedenheit e di tranquillità, come confine verso la propria origine, vengono confrontati con la serie di Neither, from - to e i suoi svariati contrasti strettamente connessi tra loro. L’oscillazione tra il sé e il non sé, tra suono e silenzio, viene trasformata da Antje Rieck in un’immagine teatrale piena di tensioni irrisolte.
Con l’attualità degli incendi in Amazzonia, queste opere sembrano rispecchiare un grido di allarme che supera lo spazio temporale e induce il fruitore a una rinnovata consapevolezza prendendo posizione sulla necessità di salvaguardare la natura con il superamento di possibili ambiguità.

Antje Rieck
Nata a Ulm, in Germania, vive e lavora a Berlino. Ha realizzato esposizioni e progetti a livello internazionale negli Stati Uniti e in Europa. Molte sue opere di arte pubblica sono presenti in diversi Paesi e, recentemente, ha installato una sua produzione in Tunisia. Tra i principali interventi The mark of the Chemist: A Dialogue with Primo Levi, Fondazione Primo Levi/Teatro Stabile, Torino (2011) e Intrave, Monumento in Memoria ai Martiri delle Fosse Ardeatine, Roma (2006).
Ha ricevuto importanti riconoscimenti e ha partecipato alla 54esima Esposizione d’Arte Internazionale della Biennale di Venezia con il lavoro dal titolo Glasstress 2011. Numerose le personali che l’hanno vista riconosciuta protagonista della più interessante scena contemporanea, con mostre quali Illuminations d’eau alla Fondazione Mario Merz di Torino (2006/2008) e Seeing through Abstraction, RU Residency Unlimited, a New York (2015).

Motivazione
Durante la residenza di riflessione e il mio soggiorno presso la struttura dell’ex orfanotrofio a Govone ho respirato un'atmosfera creativa particolarmente stimolante. Nel periodo qui trascorso e grazie alla tranquillità che lo caratterizza ho avuto l’opportunità di elaborare nuovi concetti, di interagire con gli artisti di Creativamente Roero e la gente del posto e partecipare al progetto l’Arte abita qui. Sicuramente questa esperienza ha segnato il mio percorso artistico lasciandomi un’importante traccia.